Il modello su cui abbiamo costruito le nostre abitudini di mobilità si sta rivelando sempre meno sostenibile sotto molti di vista. Non solo perché l’eccessivo, scorretto e irrazionale utilizzo degli autoveicoli mette in gioco i concetti stessi di vivibilità urbana e
di tutela ambientale, ma anche perché il traffico autoveicolare è uno dei responsabili delle emissioni e concentrazioni in ambiente dei contaminanti più tossici e nocivi.
La pedonalità e la ciclabilità sono i due aspetti che andranno maggiormente studiati e sviluppati per rispondere a questi problemi; non parliamo di mobilità sostenibile solo a scopo ludico/turistico, ma anche e soprattutto come modalità
convenzionale di ogni spostamento, per raggiungere il lavoro, la scuola e ogni punto della città partendo ad esempio dal percorso ancora inesistente della ciclabile Stazioni-Università, senza lasciare che le salite e la morfologia della città vengano
usate come scusa per attardarsi in superati modelli auto-centrici. Si dovranno restituire gli spazi sottratti ai cittadini e concessi esclusivamente alle auto, attraverso l’istituzione di zone 30, “isole ambientali” caratterizzate da interventi di moderazione
del traffico urbano, ma soprattutto creando una rete di percorsi diretti e sicuri tramite la ricucitura delle possibili vie di ciclo-pedonalità nelle zone dove esistono interruzioni, con la prospettiva di creare un continuum che possa far raggiungere ogni luogo del Comune e dei centri urbani vicini.
Immaginiamo un centro città ampiamente pedonalizzato, con un’area che vada dalle Stazioni a Piazza della Motta, ricollegando e valorizzando secondo una visione progettuale d’insieme le zone pedonali già esistenti, per permettere ai cittadini di fruire
degli spazi dove è concentrata la maggior parte delle attività commerciali in modo sicuro, piacevole e sostenibile.
Parallelamente agli interventi di ciclo-pedonalità, occorre poi intervenire sul sistema di trasporto pubblico attraverso azioni che facilitino, incentivino e implementino l’utilizzo dei mezzi: presenza di corse ogni 15’ e orari dilatati con inserimento di
autobus serali sono esempi di un primo passo che immaginiamo possa innescare un positivo ripensamento della mobilità pubblica, come vera e competitiva alternativa al mezzo privato e concepita a servizio di cittadini di tutte le età e delle loro esigenze. L’uso smodato dell’automobile non può essere combattuto se non offrendo alternative sostenibili ed economiche, e l’investimento sulla rete dei mezzi pubblici è indispensabile.
Così facendo, adottando un modello nuovo, più incentrato sui mezzi pubblici, sulla mobilità dolce, ciclabile e pedonale, e sul valore reale del tempo, avremo un effetto importante sulla capacità di godere della nostra città e di migliorare la salute dei
cittadini. In questo senso le infrastrutture di mobilità dolce rientrano a pieno titolo negli interventi di rigenerazione urbana. Ma non solo: oltre a migliorare la qualità della vita, i progetti di mobilità lenta contribuiscono più che positivamente a collocare la persona e la sua dimensione di nuovo al centro dell’attenzione da parte della politica.